DAL BASSO#4 - La donna del lago - Luigi Bazzoni, Franco Rossellini - 1965
1965, quindi qualche anno prima del vero e proprio sviluppo del giallo all'italiana, dei topoi, dei simboli dell'occulto, del sangue e delle droghe (e del J&B). Infatti, La donna del lago rifugge sin dall'inizio le convenzioni (non ancora nate): è differente con il suo bianco e nero, ancora fortemente legato al passato; è differente per l'assenza totale di violenza, solo qualche inquadratura rapida, casta, a fatto avvenuto, con la morte sempre fuori dalla scena, l'atto, perlomeno.
Luigi Bazzoni dirige, insieme a Franco Rossellini, questa trasposizione del romanzo omonimo di Giovanni Comisso ispirato a sua volta dai fatti di cronaca nera noti come i Misteri di Alleghe. Rispetto al romanzo che, purtroppo, non ho letto, rimangono i flashback/ricordi/sogni, anche se non so in quale percentuale e modalità; Luigi Bazzoni riproporrà l'uso di questi, ampliandoli e giocando maggiormente sul ruolo della memoria nella formazione di un'identità, anche nel suo cult Le Orme, di dieci anni successivo. Flashback/ricordi/sogni che non sono segnalati (non lo fa il continuo e affascinante voice off del protagonista, per esempio), se non da un contrasto molto più marcato delle immagini, i neri schiacciati e i bianchi spintissimi, e confondono, spiazzano e portano lo spettatore (così come il protagonista) nella giusta direzione e fuori strada allo stesso tempo. È un giallo vero e proprio: un mistero da risolvere, un investigatore (improvvisato e scrittore) solitario, le reticenze del paese, tutti hanno qualcosa da nascondere. Può essere considerato un film ponte, senza dubbio, fra due mo(n)di diversi di fare cinema, fra l'indecisione post neorealista e il cinema di genere propriamente detto. È claustrofobico e ipnotico eppure mai eccessivo: il finale (duplice, onirico e reale) è sconvolgente e malato ma visivamente disarmato, solo qualche traccia, solo poche inquadrature a rivelare l'osceno.
L'ambientazione, il lago e soprattutto l'albergo tengono alta la tensione; gli spazi infiniti e spesso notturni della distesa d'acqua e, allo stesso tempo, i corridoi stretti e pieni di porte, spigoli, fessure (bellissime le sequenze in cui Bernard, il protagonista, spia attraverso queste: perfidi primi piani inquietanti e maniacali) perturbano una tranquillità che scompare sin dalle prime battute del film. La colonna sonora del terzo Rossellini (Renzo, padre di Franco e fratello di Roberto) sottolinea e amplifica dove può, con moderazione e buona scelta dei tempi. Ed infine gli attori: Peter Baldwin è buono ma non eccezionale, e tutto ruota intorno a lui; più spazio avrebbero meritato senz'altro i vari comprimari, più approfondimento caratteriale, maggiore presenza scenica (considerando che due personaggi promettenti, il fotografo e il padre di Tilde sono abbozzati e poi dimenticati; del resto, non era ancora consuetudine portare avanti il maggior numero di personaggi possibile per avere più indiziati). Virna Lisi, presente solo in flashback/sogno, è incantevole e spietata, anche se, forse, (spoiler) la donna del lago del titolo non è lei (fine spoiler, guardate il film che vale molto ed è l'unico come regista di Franco Rossellini, poi produttore).
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