VISIONI #1 - The lion in winter - Il leone d'inverno
Sei un abisso di ignominia. What a tragedy you are.
Ci sono Peter O'Toole e Katharine Hepburn che lottano con(tro) la Storia. Non è centrale la perfetta aderenza a questa, anzi, è il punto meno importante filmicamente parlando, si dice filmicamente?, ed allo stesso tempo quello più affascinante per un profano come me.
C'è Anthony Hopkins, ed è bellissimo e al suo semi-esordio, cioè esordio in un ruolo principale, che decide di impegnarsi e fare ciò che gli riesce meglio, inquietare e risultare (in)credibile. Ho finito le parentesi. C'è Timothy Dalton che, con molto onore, prova a rubare la scena a tutti gli altri mostri-personaggi storici-attori, in particolare nella magnifica sequenza in cui tutti sono nascosti dietro gli arazzi e c'è enorme tensione narrativa, storica, generazionale, sessuale.
Lo script è oltremodo pazzesco e, quindi, nella divertita traduzione italiana ci si dà degli stronzi a vicenda, letteralmente, e allo stesso tempo, nella sua complessità linguistica, risulta anacronistico e aulico, anche se aulico è, senza dubbio, un aggettivo terribile. L'Aquitania è importante per tutti e qualche minuto dopo a nessuno frega più un cazzo e si punta la dote di Alais e, nonostante tutto, gli intrighi reggono alla grandissima perchè è scritto come si deve, e non mi stancherò di ripeterlo. Ho trovato echi shakespeariani forti e potenti, è tutto macbethiano, teatrale; le alternanze tra i vari personaggi sono la rappresentazione più evidente di ciò: camera semovente, Enrico II va a sinistra con uno dei figli, uscendo di scena, e a destra c'è Eleonora di Aquitania che sta per scendere le scale. Semplice, perfetto; ogni cosa è al suo posto, e nello stesso piano sequenza, e non si nota perchè i movimenti sono fluidi, i meccanismi sono rodati, come devono essere. La fotografia è classicamente satura, bilanciata, contrastata.
8+
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