martedì 1 marzo 2016

DAL BASSO#14 - Così dolce... Così perversa - Umberto Lenzi - 1969



Così dolce... Così perversa, 1969, è il secondo capitolo della trilogia Lenzi Baker, una delle migliori coppie del giallo all'italiana, nel campo fascino-e-morbosità; succede a Orgasmo e precede Paranoia. Produttore esecutivo è il buon Sergio Martino e molti e innegabili sono i punti in contatto con Lo strano vizio della signora Wardh, successivo di quasi due anni; legame che è manifesto soprattutto nella relazione passata, nel fascino della violenza, e non certamente nello stile e nella scelta delle inquadrature, del quanto mostrare, del come mostrare.




Lenzi è certamente un virtuoso dei movimenti di camera, forse il migliore nel campo (per quanto riguarda i sessanta-settanta italiani), e lo dimostra alla grande in questo film; si inizia subito con una carrellata, condotta dal tetto dell'ascensore, a seguire la corsa disperata di Trintignant giù dalle scale. E poi la sequenza del flashback della Baker, la violenza e la fotografia rossa e poi di colpo il blu; così come indimenticabile è la scena del bacio alla festa tra la Baker e Trintignant, girato divinamente con un sacco di inventiva: primi piani strettissimi e poi a allargare dall'alto e poi di nuovo a stringere, un minuto perfetto. La trama è semplice (quasi comune per quanto riguarda il filone Dal Basso): lui e lei e lei, il triangolo no, e poi l'altro e infine il commissario; un omicidio, un finto suicidio, la paura, la passione, il torbido. Insomma, l'anello di congiunzione tra Les Diaboliques e Sex Crimes, e non è certo un male, anzi, anzi. è un cinema fatto di sguardi, di primi piani fascinosi e affascina(n)ti (la scenografia è sfarzosa, al limite del trash ottantiano che verrà); è la visione di Lenzi, la sua pianificazione, la sua idea di cinema che non può prescindere dalla presenza di Carroll Baker, dalla sua ingenuità e dal suo mistero. È il volto, il centro di, il motore di ogni cosa, ed è forse quello il limite di Lenzi, il suo puntare tutto sulla diva, il suo svelare i piani prima che questi abbiano inizio. Favolosa, non c'è nemmeno bisogno di dirlo, la sequenza di Trintignant con gli sci d'acqua, incredibilmente italiana, incredibilmente anni '70.




Diciamo che, nonostante una favolosa regia, un'ottima fotografia e un'altrettanto meravigliosa colonna sonora (firmata Riz Ortolani), Così dolce... Così perversa ha il difetto di perdersi nella marea di produzioni italiane dell'epoca senza spiccare, senza emergere. È tutto talmente pulito, e la trama priva di colpi di scena, che manca di vivacità, e anche di piccantezza; insomma, poco contenuto e la forma, per quanto riguarda il giallo-thriller-all'italiana, conta poco. A vincere, forse, è il fascino per un'archeologia cinematografica, la ricerca della copia perfetta e poco altro. In definitiva, qualche passo indietro rispetto al primo scoppiettante Orgasmo; e ora Paranoia, quello che dovrebbe essere il migliore della trilogia (tetralogia).

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