venerdì 11 marzo 2016

VISIONI - Gwoemul - The Host



Un film divertente e incredibilmente originale, The Host (Gwoemul in originale); è il film di Joon-ho Bong che succede al fenomenale Memories of murder e allo stesso tempo il suo maggior successo commerciale (quarto nella graduatoria all time della Corea del Sud). Difficile spiegare le sensazioni che suscita, e pure la vastità dei temi trattati; lì sta proprio il suo enorme fascino, nella difficoltà di interpretazione e comprensione, la sua grandezza e la sua innovatività.




La star è Song Kang-ho, ovviamente e giustamente, chi altro?, ma non si può non citare Ah-sung Ko, nel ruolo della figlia di questo, Hyun-seo; rapporto, questo tra i due attori e quindi personaggi e quindi attori di nuovo, che sarà riproposto nel più recente Snowpiercer. Il cast è comunque strepitoso, come sempre, nel non limitarsi a un solo registro, drammatico o d'azione che sia, ma nel coprire tutte le possibili evoluzioni dell'umano (per quanto riguarda i sentimenti, sensazioni, esternazioni); è questo che colpisce maggiormente del cinema di Bong, ed è questo il motivo della debolezza di Snowpiercer, per esempio. Comunque, tornando a The Host, bisogna anche rimarcare il coraggio, e la bellezza di questo coraggio, SPOILER, nel far morire la figlia (seppur con la concessione del suo giovane compagno ancora in vita) e nel rendere vana la ricerca, grande protagonista del film: è la seconda parte, infatti, quella più riuscita, i tre fratelli alla ricerca della figlia-nipote, e sporco, alcol, trappole, fango e operazioni al cervello. Fino al finale di serie B o forse C con la polvere e il fuoco e la benzina e la freccia infuocata (l'errore sulla molotov decisiva è pazzescamente irritante e meraviglioso allo stesso tempo, roba che Hollywood si sogna) e la manifestazione studentesca. L'estrema originalità di Gwoemul sta proprio nel suo essere incredibilmente devoto ai film di serie B degli anni '50 con il mostro cattivo (e a infinite altre pellicole, Godzilla, Lo squalo, Il serpente alato, a un certo punto La storia infinita, ?); l'inizio è (pur incredibilmente brutto) l'esempio più significativo: lo scienziato pazzo che ordina all'aiutante di svuotare il veleno nel fiume e, successivamente, i due pescatori che trovano il piccolo mostriciattolo e dicono che brutto! sono le citazioni manifeste (anche se scopro essere, almeno il primo, un riferimento a un fatto realmente accaduto, -_-).




Pur con tutti questi limiti, bisogna evidenziare che la CGI è grandissima; il mostro, nella sua asimmetricità, è autentico e credibile (soprattutto nelle sue evoluzioni fuori dall'acqua). Un po' di stanchezza e mancanza di realismo emergono solo nella battaglia finale, ma gestire le fiamme e la polvere e l'acqua credo sia un compito improbo (in senso figurato). Detto questo, la scena iniziale è fan-cazzo-tastica e la corsa della gente e il paletto sradicato e lanciato al mostro e loro che lanciano cibo e lattine, wow! Si diceva di numerosi temi, insomma non il classico monster movie, e ci mancherebbe: l'ecologia, la paura dell'ignoto, la famiglia, un po' di sano complottismo, e poi tanta ostilità (misurata) nei confronti degli Stati Uniti, o forse dell'idea che si ha degli Stati Uniti, la paura di sé, opposta a quella dell'ignoto sopra rimarcata, e poi l'inafferrabilità del fantastico, l'incomprensione tra uomini, l'incompetenza dei media e potrei andare avanti altre tre righe. La regia e la fotografia, come sempre quando si parla di Bong, nemmeno si discutono (così come la pioggia, sempre incessante). E infine, la mia scena preferita, e di molto, che mi ha lasciato scosso e terrorizzato e divertito, tutto insieme: il mostro, scombinato e deforme, che vomita chili di ossa e sangue addosso ai due bimbi. Tutto troppo gratuito, tutto incredibilmente riuscito; un equilibrio irraggiungibile per moltissimi, non per Joon-ho Bong.

7,5

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