VISIONI - Irma Vep
Irma Vep, primo lavoro di Assayas con Maggie Cheung, colei che, per un
po' (si può dire?), sarà la sua compagna di vita, è un film ombelicale,
artistico e irrisolto; la definizione si sposa bene a una certa idea di cinema
francese, come il regista fa osservare ad uno dei suoi personaggi, e consente
una sorta di autoanalisi feroce e indulgente (nel senso di furba) allo stesso
tempo.
Ovviamente, i grandi temi sono due: quello linguistico e quello
metacinematografico. Il primo, palese sin dai primi minuti con l'utilizzo della
doppia lingua, l'inglese che vuol dire mondo e il francese che vuol dire casa,
si adatta alla perfezione alla situazione ritratta: un'attrice asiatica nel
centro dell'Europa più continentale, senza conoscenti, senza riferimenti. Il
senso di disorientamento che il regista francese vuol far emergere in Irma Vep
si esplicita meravigliosamente nella scena della cena con la costumista e i
suoi amici; l'inconciliabilità dei due mondi, insomma il non capirsi,
soprattutto per quanto riguarda le questioni affettive, è un elemento costante
della pellicola. Se a questo si aggiungono la differenza per quanto riguarda il
bagaglio culturale di ciascuno e le diversità enormi fra oriente e occidente (e
il favolosissimo Lou Castel, regista di rimpiazzo, dice che cazzo c'entra una
cinese con Musidora e Les Vampires e il cinema francese classico?), lo
spaesamento dell'attrice di Hong Kong è rappresentato in maniera quasi totale,
in tutte le sue sfaccettature (un esempio è la scena in cui l'altrettanto
favolosissimo Jean Pierre Leaud cerca di spiegare la recitazione espressionista
alla protagonista del suo e del nostro film). Proseguendo, dunque, con il
secondo macrotema, quello metacinematografico, poco (e tantissimo) si può dire:
insomma, Maggie Cheung in un film francese che fa Maggie Cheung che recita in
un film francese. E rilascia interviste, clamorose, ma ci ritornerò fra poco, e
vive in albergo e ha una controfigura e riguarda i provini e stringe amicizie
ed entra nel personaggio. Interviste, appunto; una per la verità, e fantastica,
vero centro focale del meta-film (ma non del film, come dirò in seguito).
Maggie dice che non ha visto molti film francesi e l'intervistatore le dice
cosa ti sei persa? nulla, cara Maggie, guardati Jean Claude Van Damme e lei
dice chi? e lui dice tutti questi registi francesi non riescono a non
riprendere nient'altro che il proprio ego, a fare dei film su se stessi e
Maggie non capisce e cosa altro si può dire? Come sempre, quando si tratta di
film meta (tutto), le citazioni sono molte, Attenzione alla puttana santa di
Fassbinder sicuramente (su stessa ammissione di Assayas), il film più
situazionista del regista tedesco, e forse Effetto Notte di Truffaut (il ruolo
di Leaud, il lavoro di squadra, le difficoltà), ma c'è anche (una certa idea
di) Godard, necessariamente.
E arriviamo, infine, al centro del film, la sequenza più riuscita e
quella più artisticamente valida: Maggie, consciamente o inconsciamente che
sia, si libera del ruolo dentro al ruolo e recita, finalmente libera dei
vincoli imposti dal personaggio e dal finto regista Leaud; interpreta Musidora
come desidera (Assayas), alla sua maniera e nella realtà (che, giustamente, è
cinematografica), sotto la pioggia, di corsa, in affanno. Ed è finta verità e
l'unico sprazzo di non meta; ed è effettivamente funzionale, incomprensibile e
svolta necessaria allo stesso momento. Ricapitolando: due macrotemi espliciti e
riusciti, una grande sequenza, attrici e attori favolosi, script perfetto.
Sembrerebbe un gran film, eppure non funziona nel suo complesso, non esce dal
suo essere ombelicale, un limite enorme per un'opera, nonostante la
dichiarazione esplicita della sua autoreferenzialità. Non muove nulla e nemmeno
rimane fermo; anzi, evidenti sono i momenti di stasi registica e non
perfettamente a fuoco. Anche se, e qui si va sul meta-meta-tutto, rappresentare
i momenti di difficoltà creativa con sequenze meno riuscite sarebbe (e forse è)
un gran pregio. È un film imperfetto, Irma Vep, nato per esserlo e per dividere
il pubblico; affascinante, senza dubbio, eppure, eppure, eppure.
6,5
6,5
0 commenti:
Posta un commento