DAL BASSO#10 - La corta notte delle bambole di vetro - Aldo Lado - 1971
La corta notte delle bambole di vetro è un cultissimo enorme dei '70 italiani, ed a ragione, se si può dire; è il 1971 e il regista è Aldo Lado, qui al suo esordio. Il titolo è evocativo e molto bello, se si può dire ed essere banali, anche se poco ha a che fare con lo sviluppo della storia.
L'inizio con la cornacchia è subito rassicurante nei confronti dello spettatore: siamo di fronte ad uno dei topoi più classici del cinema dell'orrore; nonostante ciò, il ritrovamento del cadavere ribalta la prospettiva tipica del giallo all'italiana: il primo corpo non è l'inizio scatenante del mistero bensì il nostro protagonista principale, il buon Jean Sorel. L'espediente della morte apparente funziona, così come il racconto in flashback che richiama una tecnica tanto cara al noir americano, tanto per fare un esempio D.O.A. - Due ore ancora, 1950. Il racconto - pensiero - monologo di Gregory, il protagonista, sviluppa quello che a tutti gli effetti è un giallo classico e perfettamente funzionante, con un meccanismo perfetto che si chiude nel gran finale attorno a se stesso. In breve, la trama: un giornalista straniero, Gregory per l'appunto, di stanza in una capitale dell'Est (il film è stato girato a Zagabria, Lubiana e Praga), si trova coinvolto nella sparizione di una ragazza e nella successiva ricerca. Sarà costretto a fronteggiare un'organizzazione potente e misteriosa, devota ad antichi riti.
Il film funziona anche grazie alla costruzione dei personaggi, Gregory e il suo fascino deloniano sono perfettamente contrastati dalla bruttezza e vecchiaia che lo circonda; i due colleghi che lo assistono nelle indagini sono gli unici a salvarsi dal marciume che avvolge la città. C'è un sottile velo di morbosità e perversione, mai manifesto né evidente, che serpeggia nel corso della pellicola ed è ottimamente reso dal contrasto gioventù-vecchiaia; la scoperta del mistero si accompagna con l'aumentare della tensione che esplode nella gran scena dell'orgia finale, psichedelica, clamorosa, ribollente. Palese, ma nemmeno troppo esposto, è il tema politico, la critica ai totalitarismi: l'élite di anziani del'esclusivo club sopprime i ribelli che non desiderano seguire i loro dogmi, e via di trasposizione nella realtà. Bellissimo, se si può dire ed essere banali, il tema portante della colonna sonora firmato da Ennio Morricone.
Il film funziona anche grazie alla costruzione dei personaggi, Gregory e il suo fascino deloniano sono perfettamente contrastati dalla bruttezza e vecchiaia che lo circonda; i due colleghi che lo assistono nelle indagini sono gli unici a salvarsi dal marciume che avvolge la città. C'è un sottile velo di morbosità e perversione, mai manifesto né evidente, che serpeggia nel corso della pellicola ed è ottimamente reso dal contrasto gioventù-vecchiaia; la scoperta del mistero si accompagna con l'aumentare della tensione che esplode nella gran scena dell'orgia finale, psichedelica, clamorosa, ribollente. Palese, ma nemmeno troppo esposto, è il tema politico, la critica ai totalitarismi: l'élite di anziani del'esclusivo club sopprime i ribelli che non desiderano seguire i loro dogmi, e via di trasposizione nella realtà. Bellissimo, se si può dire ed essere banali, il tema portante della colonna sonora firmato da Ennio Morricone.
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