mercoledì 9 novembre 2016

DAL BASSO#18 - Macchie Solari - Armando Crispino - 1975



Macchie solari (Autopsy il titolo inglese, e ci sta, senza dubbio) è il penultimo Crispino; unanimemente considerato il suo capolavoro (alla pari dell'Etrusco) per ambizione e complessità della faccenda, per intuizioni (narrative e non solo), uso dei personaggi (e attori), fascino e concretezza e coesione dell'insieme.




Parto dagli attori, tanto per variare rispetto al solito; Mimsy Farmer è incredibilmente favolosa e fondamentale per la buona riuscita del film (tutto il tema dell'assenza di desiderio e il fascino incredibile di una donna che non sa cosa e come fare), Barry Primus è un prete sfatto e coraggioso e matto e fa molto ridere (in senso positivissimo), Ray Lovelock è Ray Lovelock. Insomma, sono loro i protagonisti, con molti e validi comprimari, di questo giallo di Armando Crispino che si distingue sin dall'inizio per originalità della messa in scena. Le visioni di Mimsy Farmer nell'obitorio sono avanti anni luce per fotografia e montaggio (facciamo che dico Post Tenebras Lux a caso), e per idea di divertissement, quasi come se la rappresentazione fosse più importante della credibilità della situazione (finalmente!). Non solo, sono anche sconvolgenti e innovative per coraggio e abnegazione, con corpi nudi e trucco prepotente e disturbante. Non si può non sottolineare che, alla sequenza iniziale girata in obitorio, seguono scene con fotografie e cadaveri presenti in scena (esiste anche un museo del suicidio, o qualcosa di molto simile). E, quindi, la grandezza di ogni minimo particolare: il primo cadavere sulla spiaggia, con la mano penzolante, il portiere con la gamba malata, il cane che abbaia, gli occhi del papà di Simona (nome bataillano al max, e lo dico a caso, eh) mentre cerca di dire Simona sei in pericolo, Paul Lennox pilota lemansiano e paziente di un ospedale psichiatrico, le macchie solari, le macchie solari. Crispino sembra traboccare di idee, idee che sbocciano e scompaiono e riappaiono nel corso del film (1975, eh!), come fossero libere di muoversi in ogni direzione; per questo, e solo per questo motivo, la regia (intesa come capacità di raccordo della visione senza pause) pare confusa e senza meta, pur rivelandosi, sulla lunga distanza, capace di dare tempo alle spiegazioni e ai finaloni sanguinolenti e necessari alla chiusura del cerchio.




È raro, e ogni volta felice e travolgente, trovare un giallo all'italiana così originale, e la mente corre a tutta velocità verso il bazzoniano Le Orme, ormai sdoganato sia dalla critica che dal pubblico, originale perché in grado di distanziarsi sia da Bava che da Argento, e ho detto tutto, no? No, perché non è solo diverso, ma è anche identico a se stesso e con identità intendo capacità di emergere dal folto gruppo di film italiani dell'epoca; ma non è solo quello, anzi, c'è una certa capacità di vivere fuori dall'etichetta e dal confine nazionale che è sorprendente per un film di un regista quasi sconosciuto (ed è Tarantino, per esempio, a far notare l'importanza di Macchie solari). Lo score di Morricone è superlativo, mentre solo buona è la fotografia che, seppur intrigante nelle scene cittadine dall'alto e nell'uso delle macchie solari, non regge il passo nelle numerose scene notturne e concitate, perdendosi in dettagli di poca importanza (per Mimsy e per la storia e per Armando). Gran film, straripante e coinvolgente, mosca bianca all'interno di un filone incredibilmente vasto e allo stesso tempo inquadrato in canoni ben precisi, Macchie Solari merita assolutamente una visione, e poi una seconda visione e un'altra ancora, per arrivare alla formazione di un ricordo, positivo e stimolante, che cristallizzi nella memoria la possibilità di cinema per Armando Crispino.

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