giovedì 14 luglio 2016

VISIONI - Trans-Europ-Express



Seconda opera di Robbe-Grillet, cronologicamente appena prima di L'uomo che mente, Trans-Europ-Express è molto simile al lavoro successivo; la svolta dei colori è ancora lontana, molto, troppo, anche se c'è tempo, come per qualsiasi opera del regista francese, per funi, catene, inseguimenti, pistolettate, donne bellissime e morti di Trintignant.




Diciamo che potrebbe essere considerato un thriller in fieri, che sfocia nella propria decostruzione e mancata realizzazione; diciamolo, ma senza sicumera, che con Robbe-Grillet non si possono avere certezze e men che meno idee critiche fondate. La mise en abyme è su più livelli e assolutamente riuscita: la presenza del regista (e della moglie) in scena funziona e dà al film una chiave di lettura estremamente concettuale; l'incrocio del regista con Trintignant, questi nel ruolo di Elias, ma per tutti gli altri semplicemente Trintignant (l'attore, eh), è notevole per originalità e apertura di possibilità. Marie-France Pisier è favolosa, e favolosa è dire poco, e i suoi sguardi rubano la scena a qualsiasi altra cosa, Trintignant compreso che, va detto, con Robbe-Grillet si trova sempre alla grande (faccia sperduta, morti eclatanti, corse a perdifiato). Incredibile la scelta della Traviata, che spicca e accompagna alla grandissima le gesta di Elias e di tutti gli altri. Ritornando al racconto, lo sviluppo in scena, la correzione degli errori, l'incertezza sul come proseguire sono fantastici e precursori di molto cinema che verrà (Il ladro di orchidee, per esempio); piccole pause nella storia di Trans-Europ-Express e, allo stesso tempo, gemme geniali di sperimentazione cinematografica. La storia: traffico di droga, Trintignat, un capo di nome Frank, una prostituta bellissima che potrebbe essere una spia, una valigia con il doppio fondo. I collegamenti sono ovvi e banali, e la storia si fa da sé, ma a cosa stiamo realmente assistendo?




La debolezza della seconda pellicola di Robbe-Grillet sta proprio nel suo attorcigliarsi su se stessa fino a quasi scomparire, sepolta sotto strati pesanti e impermeabili di teoria del cinema e fratture insanabili; quasi come se fosse più importante l'idea iniziale di Trans-Europ-Express che il suo risultato finale. Insomma, come quasi tutti i film diretti da Alain Robbe-Grillet. Tutt'altro che condannabile, eh, questo è certo, ma è forte, per lo scrivente, la mancanza di cinema puro, inteso come sguardo privo di orpelli e sperimentazioni e meta-faccende di qualsiasi tipo. E c'è riuscito, nel corso della sua carriera, senz'altro; in definitiva, quelli che sono i pregi del film sono anche i suoi difetti ed è tutto talmente circolare e chiuso in sé che un po' di stima non si può negare anche a un lavoro (ancora poco maturo, se posso permettermi) come questo. Siamo, anche se di poco, lontani dallo sviluppo coerente e divertito, meno autarchico (se posso permettermi), di un'opera più riuscita come L'uomo che mente, e distanti anni luce dalla perfezione formale e geometrica di Oltre l'eden.

5,5

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