martedì 15 dicembre 2015

VISIONI - Chinesisches Roulette - Roulette Cinese



Se la persona fosse una moneta, quale moneta sarebbe? E se fosse un animale? Se questa persona dovesse andare per sempre su un'isola, cosa porterebbe con sé? Un'altra persona, un libro oppure cosa? Se voi doveste dipingere questa persona, cosa vedremmo nel quadro? Quale scrittore avrebbe potuto inventare questa persona? Quale tipo di morte meriterebbe questa persona? Questa persona si può identificare meglio come: una madre, una puttana o una santa? Supponiamo che ci attacchi uno squadrone della morte o qualcosa del genere e la persona che avete scelto potesse decidere chi di noi otto sopravvivrà, chi sceglierebbe? Cosa sarebbe stata questa persona nel Terzo Reich?




Roulette cinese è un film del 1976 diretto da Rainer Werner Fassbinder. È un'opera profondamente fassbinderiana, per la sua profondità e capacità di analisi della realtà, intesa come ciò che siamo e l'insieme delle sovrastrutture che abbiamo costruito; è la storia di un fallimento di un matrimonio e forse del matrimonio, come ricorda il cartello finale in sovrimpressione. in definitiva, a una visione banale e quindi veritiera e quindi ovvia, è un film sulla verità, sulla necessità di questa nella creazione di rapporti umani e sull'impossibilità conseguente. è un crescendo di emozioni e follia, incredibilmente acuto nella critica di ciò che è più resistente e conservativo all'interno di una società: la famiglia, il nucleo base dell'umanità tutta. La costruzione di ciò che vediamo è credibile, efficace nonostante la pochezza nella descrizione dei personaggi: ci bastano tre battute iniziali e il mondo di bugie e inganni e cattiveria si svela; il resto lo fanno i volti, i movimenti di camera, la colonna sonora, il giocone finale. Come non accennare agli ultimi indimenticabili venti minuti: la spietatezza di un passatempo per bambini, l'onestà e la crudeltà che si nascondono dietro al gioco puro e vero, l'impossibilità nel riconoscere le colpe, le proprie e quelle degli altri. Il culmine di una tensione bizzarra, malsana, trova la sua espressione nello sparo finale, nel disastro annunciato dalla presenza della rivoltella, ed è magistrale l'uso che Fassbinder fa del cinema come visione e racconto e raccordo per rappresentare ciò che desidera.




Ed infatti la tecnica mostrata dal regista tedesco è eccezionale: fantastici i movimenti di camera, ad assecondare i movimenti dei personaggi, a circondarli, rinchiuderli; incredibile la scelta delle inquadrature, la composizione pittorica di ogni scena e la sapienza nell'uso dei colori. E poi l'uso degli attori, tutti splendidamente in parte, tutti volti fassbinderiani classici, la drammaticità di ogni gesto, la bellezza delle sequenze con più di un personaggio in scena (favolosa la scena di Traunitz e Angela, osservate da Gabriel, in cui la governante gioca con la stampella e parte la tastiera anni '80). Anna Karina è sempre splendida, seppur in ruolo dimesso come questo, e mi piace sottolineare come il famoso rapporto burrascoso di Fassbinder con i propri attori si sia risolto spesso in prove attoriali perfette. Insomma, siamo a livelli molto alti, come da aspettative, e confermo la mia ignoranza nella vasta filmografia del regista tedesco; non c'è che da rimediare: ascoltare, capire e, ovviamente, osservare.

8

2 commenti:

Copyright © 2014 Direzione Cinema